| | | | Houston Rockets | 112 | | Los Angeles Lakers | 95 |
#LosingStreak
Partita domenicale poco meno che proibitiva per i Los Angeles Lakers, cui vengono a far visita i Rockets della doppia H, Harden & Howard. I texani vivono una stagione controversa, ma rimangono pur sempre i vice-campioni in carica della Western Conference e una legittima pretendente alle otto piazze playoff, di conseguenza un avversario fuori portata per i ragazzi di Coach Scott.
Nance deve dare forfait per problemi al ginocchio, e cosi si rivede Randle in quintetto base dopo oltre 40 giorni dalla prima esclusione del 6 dicembre a Toronto. L'ex Wildcat parte col piede giusto e si rende subito protagonista del match, bene assistito da Lou Williams, Clarkson e Kobe. Già, Kobe. Il suo inizio è da stropicciarsi gli occhi, non forza niente e distribuisce gemme rare ai compagni, regalando canestri facili e spettacolari a chiunque gli graviti attorno. Chi lo conosce bene, resta stupito del suo atteggiamento insolitamente ecumenico, ma la grafica viene presto in aiuto allo spettatore meno attento, ed il quadro non fatica a delinearsi: al Mamba mancano 4 assist per pareggiare il mitico "the Logo" Jerry West a livello di assist, impossibile farsi sfuggire quest'occasione in una cornice ideale come lo Staples Center, contro una difesa allegra e connivente come quella dei Rockets. Già nel primo quarto, Bryant chiude a 7 assist (alla fine saranno 9, corredati da soli 5 punti e 5 tiri dal campo in 24 minuti, giusto per chiarire quale fosse la missione di giornata) e un solo canestro dal campo, l'obiettivo serale pò dirsi raggiunto col minimo sforzo ed irrisoria semplicità. Peccato rimangano tre quarti da giocare e le motivazioni siano destinate a scemare con l'andare dei minuti. Della guerra neanche troppo fredda tra Bryant e Howard, nemmeno l'ombra: ognuno dei due gioca la propria partita, ignorando l'ex compagno di squadra, alla faccia dei media e delle tv che sognavano qualche rissa, battibecco o schiacciata sensazionale da consegnare ai posteri, anzi, ai poster. In questo contesto agonistico anestetizzato, Harden raggiunge la doppia cifra dopo pochissimi minuti, e lo stesso fanno Randle e Williams per i Lakers. Julius approfitta del livello di intensità non eccelso per cancellare una volta di più il tremendo ricordo del suo esordio tra i Pro, proprio a Los Angeles vs i Rockets, nel quale subì l'ormai famigerato infortunio alla tibia che chiuse dopo soli 14 minuti la sua prima stagione NBA. Per Randle una doppia doppia da 12 punti e 10 rimbalzi, ma anche una botta al naso che condizionerà pesantemente il suo rendimento nella seconda metà di gara, a giudizio di Scottex. Sfortuna a parte, positivo il rientro nello starting five della scelta n.7 del 2014 Nba draft, soprattutto se si considera che era reduce da un periodo tutt'altro che brillante.
E il Match? Rimane equilibrato finchè Houston decide di mettere la terza, o meglio, di piazzare il più classico dei break, all'interno del terzo quarto di gioco. Il 19-4 col quale i Rockets chiudono i conti è ispirato da un Harden bollente, che aggiunge 3 triple nei primi 6 minuti di terzo periodo ai 21 punti già messi a referto nei primi 24 minuti. Il "Barba" può cosi concedersi un ultimo quarto da spettatore non pagante, al pari di un Dwight Howard da 14 punti e 15 rimbalzi in soli 26 minuti trascorsi sul parquet dello Staples. Tra gli ospiti, da segnalare altri cinque uomini in doppia cifra, compreso quel Montrezl Harrell che tanto bene aveva fatto a Louisville - al suo attivo anche il titolo NCAA 2014 - nell'ultimo quadriennio. I Lakers liberano ben presto le gabbie, facendone uscire i tristemente noti Huertas e Kelly, l'ex di turno Black e i due rookies più brillanti del momento, D'Angelo Russell (12) ed Anthony Brown (10), appaiati al 50% dal campo in serata. Per loro è solo garbage time, sostanzialmente, ma i tanti minuti che stanno mettendo nelle gambe in questa stagione, potrebbero rivelarsi utili il giorno in cui il progetto tecnico ed il roster del futuro inizieranno a prendere corpo. I 20 punti di Lou williams rappresentano l'high serale tra i padroni di casa, cui si aggiungono i soliti inutili 16 di Clarkson. O meglio, facciamo 14 inutili, visto che il "play of the game" vede protagonista proprio il Filippino, pescato da una Magia "no look" del 24. Com'è normale che accada, la giocata del Mamba accende nei tifosi meno giovani - si fa per dire, il periodo Clou del 24 se lo sono persi soltanto i tifosi teenagers, per nostra fortuna - quella sana malinconia legata ai tempi che furono, ma non solo: che gran finale di carriera avrebbe potuto costruirsi Kobe Bryant, se si fosse accorto di quale fosse il modo migliore per invecchiare e giocare al servizio dei Lakers e dei compagni, anzichè assecondando il proprio ego e la propria fame di successo e protagonismo. Oltre alla insana ossessione, confermata anche nella fattispecie, per il libro dei record e delle statistiche individuali, come se a contare non fosse soltanto l'Albo d'oro dei Campioni NBA.
Il punteggio finale vede Houston prevalere per 112 a 95, a chiusra dell'ennesima settimana priva di vittorie, della nostra tribolatissima stagione.
JAYWILL_22
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- Game Recap 2015/16
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