| | | | Los Angeles Lakers | 102 | | San Antonio Spurs | 106 |
#GoodByeTexas
I Lakers reduci da due successi consecutivi - guidati, tanto per cambiare, da Kobe Bryant -, si presentano all'AT&T Center di San Antonio nella serata di sabato, con l'intenzione di ben figurare. Nonostante i campioni NBA 2014 vantino un record di 27 vinte e 0 perse tra le mura amiche, l'impressione è che i derelitti Lakers non abbiano alcuna intenzione di fungere da vittima sacrificale, come le relative posizioni in classifica ed interessi contrapposti imporrebbero. A surriscaldare ulteriormente l'atmosfera, in senso positivo, ci pensa la stessa Organizzazione nero-argento, accogliendo Kobe - giunto all'ultima esibizione in carriera a S.Antonio - con un video celebrativo, condito dalle parole al miele di Manu Ginobili, Tim Duncan, Coach Pop e Tony Parker (insomma, Gli Spurs). Il francese azzarda un "Kobe è stato l'Mj della nuova generazione" che non può non far riflettere sulla grandezza di questo fuoriclasse ormai giunto al capolinea, e la reazione del pubblico stesso non lascia indifferenti. L'accoglienza trionfale da parte dei rivali storici dei Lakers e di Kobe, un pò come successe a Boston, è sintomo di grandissima maturità: un pubblico abituato a vincere, sa riconoscere i vincenti con la V maiuscola, soprattutto quando li affronta per tanti anni. Diversamente da Utah, Portland, Denver e tutte le arene assuefatte a sconfitte e delusioni, che non a caso hanno tenuto ben altro atteggiamento nei confronti del numero 24, ex 8. Anche da questi dettagli, vedi La differenza tra chi ha vinto, vince e vincerà ancora e chi invece, dell'alfabeto, conoscerà sempre e soltanto la lettera L.
Comunque sia, si parte e subito arriva il primo canestro di Kobe in faccia al miglior difensore della Lega, Kawhi Leonard, ma contrariamente alle nostre speranze, rimarrà un fatto isolato nei primi 24 minuti di gioco. Bryant non esagera particolarmente, S.Antonio controlla, nonostante le assenze di Duncan e Ginobili, e quando Kobe viene richiamato in panchina, siamo 19-12 per i padroni di casa. Tutto come da copione, insomma. A fine primo quarto Diaw accende il match, stoppando un lay-up di Clarkson al vetro e facendo partire il contropiede, concluso con una tripla in ritmo di Mills. +9 S.antonio dopo 12 minuti.
La regia manda in onda una grafica del confronto tra le due Superstars di serata, Tim Duncan - in borghese - e Kobe, appunto, veterani di ormai ventennale esperienza in questa Lega. Scopriamo cosi che in regular season ha vinto più volte il caraibico (17-13), ma al contrario - cosa nota -, nei playoff il conto dice 18-12 per Kobe, con due sole qualificazioni nero-argento, contro le 4 gialloviola. I titoli, aggiungo io, rimarranno cinque pari, a causa della scarsa lungimiranza del Mamba a fine carriera e della presenza di Steph Curry, il cannibale della NBA moderna.
Clarkson è già in doppia cifra ad inizio secondo quarto, e - incidente con Diaw escluso - risulta il miglior elemento nella prima parte di gara, tra le nostre fila, ma come spesso accade se lui brilla, la squadra è sotto (di una decina di punti circa, nella fattispecie) nel punteggio. Non è (mai) un caso. A metà secondo quarto, coach Scott rimette in campo proprio Scarson e lo stesso Kobe, augurandosi - o forse no - che i nuovi ingressi diano una scossa alla squadra. E per assicurarsi che i suoi progetti - di tanking - non vadano in fumo, li affianca a Sacre, uno dei personaggi di culto negativi più imbarazzanti di sempre, nella L.A. che conta. Scarson ci riporta a -3 con una tripla fuori equilibrio e festeggia come Tardelli ai Mondiali dell'82, sarebbe bene che qualcuno gli spiegasse qualcosa, e anche al più presto. Ma a parte questo, è Jc a tenerci in partita, andando ad inchiodare in alley-oop il -2 (per lui già 15 punti e 6/10 al tiro). Un Marjanovic più forte che bello ci ri-allontana subito con un gioco da 3 punti, ma un solido Randle ci tiene li a -3. Kobe sembra smanioso di incidere in un match che al momento lo ha visto protagonista marginale, ma dall'arco non ne mette una. L'epica performance vs i Wolves (7 su 11) è già un lontano ricordo, gli sdeng dalla lunga distanza non si contano, e solamente gli Spurs distratti e apparentemente "in ciabatte", consentono ai Lakers di restare a contatto. Mills mette a segno la terza tripla del suo primo tempo e raggiunge gli 11 punti a referto, mentre Kobe, dal canto suo, capisce che non è serata e va a prendersi due punti in backdoor, ritrovando cosi la via del canestro smarrita dopo la prima azione della gara. Randle effettua il primo sorpasso in avvicinamento, ma Kawhi rimette le cose a posto, stoppando il parziale Lakers di 7-0 e con 4 punti consecutivi, consente ai suoi di andare al riposo più lungo in vantaggio, seppure di soli 3 punti.
Il terzo quarto sembra la fotocopia del primo: pronti via, Kb24 si alza al tiro dal corner sinistro, 2 punti automatici. Ma solo in apparenza, visto che nel primo tempo, dopo il canestro d'avvio, Kobe ha segnato un solo altro canestro, fallendo le altre 8 conclusioni effettuate. Con questo sesto punto, il tabellino denuncia un preoccupante 3 su 11 dal campo, un flop tutto sommato prevedibile contro un mastino come Leonard, visto e considerato che i bookmakers piazzavano l'over di Kobe a soli 13,5 punti (solitamente non si sta sotto i 17-18). I Lakers reggono l'urto, ma mandano troppo spesso in lunetta un Kawhi Leonard tutto sommato poco incisivo offensivamente (2 su 7), fino a quel momento: sono 13 i liberi tirati dal #2 nero-argento nei primi 28 minuti, una media da fare invidia a James Harden. L.A. non sprofonda solo perchè a tenerla a galla ci pensano Clarkson e lo stesso Kobe, più un Randle sempre scomposto nelle movenze, ma efficace coi suoi 14 punti e 11 rimbalzi già a metà terzo quarto. Parker porta il vantaggio spurs alle soglie della doppia cifra (70-61 al 30'), ma prima un tecnico fischiato a Pop e poi Randle, ricuciono lo strappo, contestualmente alla nuova fiammata del Black Mamba: poderosa stoppata ai danni di LMA, break dei Lakers e palla nuovamente nelle mani del figlio di Joe Bryant, che in Fade away vintage, sigla il 66-70. C'è ancora una partita, contro ogni pronostico. I Lakers, come Kobe, viaggiano a corrente alternata, e ad ottimi momenti di gioco si alternano alcune schifezze degne della loro desolante classifica di division. Per tenere il passo di San Antonio bisogna fare qualcosa di speciale, ma qual'è il problema? Ci pensa Kobe, inanellando una terrificante serie di tre triple consecutive, due delle quali forzatissime, e l'ultima con tanto di fallo supplementare e conseguente gioco da 4 punti. Da -8 a -1 in un amen, 14 punti nel quarto per il Mamba, ed un referto ora più consono al suo status (8/19 per 19 punti). Adesso anche i compagni iniziano a crederci, l'idea di fare uno scherzetto a Tim Duncan e soci, sta prendendo corpo. Purtroppo c'è il rovescio della medaglia, non sono solo rose e fiori per quanto riguarda Kobe: galvanizzato dai dieci punti in un minuto, Bryant ricomincia a forzare e dopo due erroracci al tiro, viene richiamato in panchina per l'ultimo riposo. Non prima, però, di assistere al "buongiorno" di D'Angelo Russell alla AT&T, con la tripla del sorpasso Lakers, poco prima della terza sirena: 81-79 per gli ospiti, tra lo stupore generale. Stupore che si trasforma quasi in "terrore", quando Lou Williams sgancia la bomba dell'86-81 Lakers. E' partita vera, dunque, a S.Antonio toccherà accendere l'interruttore se vorrà mantenere immacolato il record casalingo. Simmons risponde al fuoco con un tiro da 3, ma è ancora D'angelo a dipingere basket, pescando Black per la schiacciata del nuovo +4. Ed è ancora l'ex stella di Osu a siglare il jumper del 90-87, dopo la tripla di Green, che subito dopo concede il bis. Parità assoluta, partita bellissima, ma quel che più conta, vera. L'impressione che ricava il tifoso più attento è che oggi i ragazzi siano più pronti di quanto lo fossero anche solo un mese fa, e finalmente - urliamolo a squarciagola..finalmente! - il merito è anche di Kobe, che con le sue scariche di adrenalina riesce a far salire di livello i compagni. Il Russell del primo tempo, ad esempio, non è nemmeno parente di quello che si disimpegna tra terzo e quarto periodo, come fosse un veterano consumato. E' ancora il Golden Boy Purple and Gold a segnare il tiro pesante del sorpasso, appena prima che faccia il suo nuovo ed ultimo ingresso Bryant. I minuti al termine sono 5, la prestigiosa e allo stesso tempo sanguinosa W è li da cogliere, clamorosamente alla portata. Davanti, purtroppo ci sono gli spurs e non Wolves e Pelicans, ed è questo particolare a fare la differenza. Il fin li positivo Randle si esibisce in un'azione pornogragica, conclusa giustamente con la stoppata di West e la violazione dei 24 secondi. I consueti limiti emergono inesorabilmente, la stoffa c'è ma Julius dovrà lavorare moltissimo per raggiungere il livello cui aspirava, prima di incappare nel tremendo infortunio dell'autunno 2014. Ad ogni buon conto, Kobe non ci sta, si inventa un tiro fuori equilibrio dai 7 metri e mezzo per il 96 pari, e poco dopo Lou lo imita, pareggiando a sua volta l'ennesima stoccata di Green. Two minutes Warning, 99 pari. Ma stavolta si, è l'ultimo sussulto gialloviola, perchè anche alle favole - e al masochismo - c'è un limite. Gli dei del basket accolgono una preghiera di Parker, che dopo l'1 su 2 dalla lunetta di Randle, si ripete in layup. il francese è desto, gli Spurs salgono a +3. Kobe tenta di forzare il raddoppio di Pop e spara ugualmente da 8 metri con due uomini addosso, il cross che ne deriva gli dà torto. Ormai il Mamba ha finito le pile, è 9 su 27 dal campo e nell'ultimo quarto ha segnato solamente - solamente tra virgolette - la sontuosa tripla del 96-96 in faccia al cancellatore di Stars, al secolo mister Kawhi Leonard. Aldridge si prende il 105-100 con la forza, Kobe risponde dalla lunetta, raggiungendo quota 25. Il tiro in uscita dai blocchi di Green a dieci secondi dalla fine, potrebbe chiudere il match, ma si stampa sul ferro. C'è ancora vita per i Lakers? Nossignore, perchè Bass, Kobe e Young mancano il tagliafuori e Leonard si appropria del rimbalzo offensivo. Il libero di Diaw ratifica la vittoria Spurs 106-102, il sogno/incubo delle 3 vittorie consecutive e di tenere la striscia vincente aperta, sul campo più ostico della Lega, sfuma proprio sul traguardo. Uno dei primi dieci della Storia NBA saluta S.Antonio, acclamato come una Rockstar, segnando 25 punti alla veneranda età di 37 anni e 6 mesi. Se questo rimanesse il trend - e non può accadere, per ragioni meramente fisiche -, il Farewell Tour acquisterebbe un senso, ma magari perderemmo i diritti sulla prima scelta di Giugno. No, il gioco non vale la candela, è stato comunque bellissimo ma tra passato e presente, i Lakers devono scegliere il futuro. E se Kobe chiudesse i conti subito dopo l'ASG, come qualcuno sta vociferando, non sarebbe propriamente un male.
JAYWILL_22
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